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VOGHERA 27/01/2021: Giornata della Memoria. L’Anpi la celebra in modo virtuale. Nasce il portale on-line dei deportati pavesi

Gennaio 27
19:43 2021

VOGHERA – In occasione della Giornata della Memoria, l’ANPI di Voghera, a causa delle limitazione legate all’emergenza covid, celebra la ricorrenza con un messaggio alla cittadinanza, e annuncia nuove iniziative per perpetuare il ‘ricordo’.

Quest’anno – scrive l’associazione partigiani -, per la prima volta dal 2007, in occasione della ‘Giornata della Memoria’, non riusciremo a trovarci in via Emilia, di fronte alla storica targa, per ricordare due atti siglati da Carlo Alberto nella nostra città il 29 marzo 1848: la dichiarazione di guerra all’Austria, con l’avvio della prima guerra d’Indipendenza, ed il riconoscimento dei diritti civili agli israeliti. Seguiva di un mese le cosidette Lettere patenti che concedevano diritti civili e politici ai Valdesi.”

Un secolo dopo, Vittorio Emanuele III – prosegue l’Anpi -, dopo avere aperto la strada al fascismo nel 1922, legittimandone il potere e l’affermarsi della dittatura, avrebbe fatto carta straccia di questo riconoscimento firmando le infami leggi razziste del 1938 contro gli ebrei italiani.”

Arrivando ai giorni nostri, l’Associazione partigiani ricorda che “Dal 2019 un altro luogo in città si collega al 27 gennaio: è la “Pietra d’inciampo” posizionata all’ingresso della sezione classica “Grattoni” del Liceo “Galilei” a ricordo di Jacopo Dentici, giovanissimo partigiano diciottenne che paga con la vita l’impegno antifascista, morendo a Mauthausen nel marzo 1945.”

LE DEPORTAZIONI

Il 27 gennaio – prosegue l’Anpi – ricordiamo (come indicato nella legge 211 del 20 luglio 2000) tutte le vittime della deportazione nazifascista: cittadini ebrei, oppositori antifascisti, soldati (oltre 650.000 catturati dopo l’8 settembre in Italia o all’estero, non hanno la qualifica di “prigionieri di guerra” ma di Internati Militari Italiani. Pagano il rifiuto di aderire alla RSI con la fame, le violenze, il lavoro coatto talvolta fino alla morte). Ma anche altre figure che la legge non cita e che vennero travolte: omosessuali, Testimoni di Geova, disabili e malati psichici. Ed in particolare Rom, Sinti e Caminanti: pur in assenza di carte e documenti in Europa oltre 500 mila sono assassinati nei lager, in quella che viene da loro definita la Porajmos, nella quale spicca la data del 2 agosto ’44, dove quasi 3.000 uomini, donne e bambini vengono bruciati a Birkenau. Lo testimonierà più volte Piero Terracina, deportato ad Auschwitz e scomparso nel dicembre 2019.”

LA STORIA

Aggiunge l’Anpi di Voghera.

I cittadini ebrei italiani sono colpiti dalla legislazione di esclusione e discriminazione, che ha le sue tappe precise nell’anno 1938. Una costruzione autonoma (non una concessione all’alleato nazista, come per anni si è raccontato) elaborata e avviata metodicamente in prima persona da Mussolini, che affina e adegua le leggi razziste promosse tra il 1936 e il 1937, dopo la criminale aggressione all’Etiopia, per le popolazioni della Libia e della cosidetta Africa Orientale Italiana.”

I passaggi successivi sono persecuzione, deportazione e morte dopo l’8 settembre 1943 e la nascita della RSI ed il manifesto fondativo di Verona e la famigerata Ordinanza di polizia di Buffarini Guidi che indica gli ebrei italiani come “stranieri ed appartenenti a nazionalità nemica”, con l’arresto ed il sequestro dei beni.”

Sono più di 6.850 gli ebrei italiani deportati dal nostro paese ai quali se ne aggiungono circa 2.000, rastrellati dai possedimenti italiani nel Dodecaneso, Rodi e Kos in particolare.

Complessivamente quasi 6.000 moriranno nei campi e 323 in Italia per diverse cause.”

Va sempre sottolineato – precisa l’Anpi – che sono italiani a compiere circa la metà degli arresti; sono i “ragazzi di Salò” a collaborare attivamente con i nazisti nella caccia all’uomo, sul piano informativo e organizzativo, come parte essenziale della catena di sterminio.”

LA RICERCA E I DATI

Poco tempo fa – rammenta ‘Anpi – in una ricerca dell’ANED (l’Associazione Nazionale Ex Deportati), svolta tra i giovani italiani, emergeva una sostanziale disinformazione sulla deportazione politica, vista come un aspetto minoritario o di scarso rilievo. E’ vero il contrario.

Sono dai 33 ai 34 mila i deportati politici italiani (l’incertezza è data dal fatto che a tutt’oggi non esiste una anagrafe globale). Donne e uomini, classificati da nazisti e fascisti come pericolosi – partigiani, patrioti, oppositori antifascisti – destinati ai campi di concentramento e sterminio.

In questo quadro spicca la presenza degli operai protagonisti degli scioperi di fine ’43 e marzo ’44 e delle manifestazioni successive in fabbriche e impianti del Nord (Milano, Torino, Genova) ma anche del Centro (ad es. Firenze). La percentuale di deportati classificati come operai sarà del 55% a Buchenwald, Neuengamme, Ravensbrusk, Sachenausen, Dora. Arriverà al 62% a Mauthausen.

E’ importante ricordarlo, perché la lotta di Liberazione dal fascismo e dall’occupazione nazista, è stata pagata a caro prezzo. Perché lo sciopero, con le fabbriche sottoposte al controllo tedesco, insieme alle altre molte forme della “Resistenza civile” – assistenza e rifugio a prigionieri alleati e oppositori, sostegno e copertura alle formazioni partigiane, sabotaggio e non collaborazione – è parte di quel vasto mosaico di attività che affiancano la lotta armata partigiana.

Su questo si è a lungo soffermata la partigiana Lidia Beccaria Rolfi, nel ricostruire l’esile filo della memoria (titolo del suo libro oggi ripubblicato) che va riannodato costantemente, per ricordare le donne di Ravensbruck e tutte le deportate, ebree e antifasciste.

I deportati antifascisti della nostra provincia sono circa 300: La principale destinazione è Mauthausen (un campo che più si avvicina a quelli di sterminio perché il tasso di mortalità riscontrato tra i prigionieri è circa la metà di quelli transitati, viene liberato solo il 4 maggio ‘45), seguono Bolzano, Dachau ed altri campi.”

I DEPORTATI DI VOGHERA

Nella nostra città i deportati – precisa ancora ‘associazione – sono 22: 18 sono vogheresi e 12 di loro non sopravviveranno (11 moriranno nei Lager ed uno, Angelo Arcalini fratello del partigiano Luigi, ucciso a Milano, non reggerà alle privazioni subite dopo il ritorno a casa). Trasferiti al campo di concentramento di Bolzano, gestito dalle SS di Verona, con destinazione Dachau, Auschtwitz, Mauthausen. Il loro percorso di prigionia inizia però nel Castello di Voghera – carcere cittadino, durante il fascismo e nel periodo della RSI, dobbiamo sempre ricordarlo, visto che alla dimenticanza si unisce la vergogna permanente di una targa che rovescia la storia.”

NASCE IL PORTALE DEI DEPORTATI PAVESI

Infine, l’Anpi di Voghera Segnali che in occasione della Giornata della memoria, presso la Biblioteca Universitaria, in collaborazione con l’Istituto pavese per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea e con l’ANED provinciale, è stato presentato il Portale on-line dei deportati pavesi.
“Si tratta delle storie di ben 260 deportati, nati, residenti o arrestati in provincia, di cui 72 rimasti in Italia, a Bolzano, e 190 deportati oltre Brennero. I morti sono stati 139 in totale (più 7 morti dopo la liberazione e 4 morti ancora nel 1947 per le conseguenze del lager).”

Altre informazioni si trovano sulla pagina facebook dell’Anpi Voghera.

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