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PAVIA 04/04/2024: Energia. Rilancio del nucleare. All’Università di Pavia la conferenza: “Il nucleare italiano nella sfida al cambiamento climatico”

Aprile 04
12:41 2024

PAVIA A fronte delle continue critiche e scomuniche ideologiche provenienti da più parti, c’è chi non si arrende ad una Italia tecnologicamente arretrata sul tema del “nucleare” e dalle sue possibili ricadute positive sulla vita della persone e dell’intero pianeta.

Per questo, il 15 aprile prossimo, al Polo didattico del Dipartimento di Scienze del Farmaco dell’Università di Pavia, si terrà l’edizione tecnico scientifica della intelligence week, promossa da iWeek, joint venture di V&A – Vento & Associati e Dune Tech Companies, con il titolo “Il nucleare italiano nella sfida al cambiamento climatico”.

Cinque i panel che si terranno nella giornata a partire dalle ore 9, con diversi protagonisti del mondo produttivo, dell’energia, dell’università e della finanza, che toccheranno i temi dello scenario geopolitico, delle prospettive economiche, della ricerca scientifica, della formazione e del decommissioning.

Quest’ultimo panel, dal titolo “Decommissioning e sviluppo: la filiera italiana per il nucleare sicuro”, si articolerà in una tavola rotonda, moderata da Fausta Chiesa di RCS Media Group – Il Corriere della Sera.

“Si intravede in Italia un futuro positivo – osserva al riguardo Andrea Vento, CEO di V&A – Vento & Associati e di iWeek – per il settore della gestione e logistica dei rifiuti nucleari, essi stessi destinati a divenire risorsa in un’ottica di economia circolare”.

Competere nel rilancio del nucleare pone all’Italia una sfida su quali saperi specializzati servono nel design, nella costruzione e nella gestione degli impianti, nonché nella gestione dei rifiuti radioattivi, per i quali è prevista la realizzazione di un Deposito Nazionale che consentirà la sistemazione definitiva di circa 78 mila metri cubi di rifiuti a molto bassa e bassa attività e lo stoccaggio temporaneo di circa 17 mila metri cubi di rifiuti a media e alta attività, per un totale di circa 95 mila metri cubi.

Un quantitativo che tiene conto sia dei rifiuti derivanti dall’esercizio e dallo smantellamento degli impianti nucleari in corso sia di quelli prodotti, e si stima si continueranno a produrre nei prossimi 50 anni, nell’industria e in campo medico.

“Sogin ha completato oltre il 44% del decommissioning delle ex Centrali di produzione elettronucleare e degli impianti di riprocessamento del combustibile”, dichiara in vista di questo appuntamento l’Amministratore Delegato di Sogin, Gian Luca Artizzu.

“Questa attività, oltre a far maturare nuove competenze specifiche sul decommissioning e sulla remediation dei siti ha consentito di mantenere alcune competenze nella conduzione di impianti nucleari: per smantellare le centrali nucleari – continua Gian Luca Artizzu – a differenza di altre tecnologie, è necessario, infatti, continuare ad esercire gli impianti come se fossero in funzione, per garantire il massimo della sicurezza. Pur con un focus diverso, quindi, la maggior parte delle competenze e delle pratiche di impianti sono state conservate e ciò sarà importante per una eventuale ripresa del nucleare in Italia. Importanti sono anche tutte le attività di carattere regolamentare, amministrativo, di “debat public” che si stanno facendo e devono continuare ad essere portate avanti – sottolinea l’Amministratore Delegato di Sogin – per giungere alle decisioni definitive sulla costruzione del Deposito Nazionale, atto col quale si testa tutto il sistema decisionale del settore e che costituisce un vero e proprio banco di prova istituzionale se si vuole davvero ripartire col nuovo nucleare”.

Nel corso del talk, un focus è anche dedicato al settore privato, ed altre tecnologie aprono nuovi scenari per la gestione dei rifiuti radioattivi, come quella a cui sta lavorando l’azienda svizzera Transmutex.

“La trasmutazione – dichiara Lorenzo Cattoni di Transmutex – con l’impiego del torio, permette di utilizzare le scorie radioattive delle vecchie centrali a fissione come carburante, trasformandole in elementi meno radioattivi e producendo energia. Si tratta di un fenomeno ben noto, la cui applicazione è stata ideata dal premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia: un fascio di protoni, prodotto da un acceleratore di particelle, investe un target, nel nostro caso del piombo, generando neutroni ad elevata energia che trasmutano tutti gli elementi non combusti dei vecchi reattori a fissione, che hanno un’emivita radioattiva centinaia di migliaia di anni, in elementi che decadono radioattivamente in poche centinaia di anni, più facilmente ed economicamente gestibili”.

In Italia operano anche diverse realtà private attive nel trattamento e nello stoccaggio temporaneo dei rifiuti radioattivi prodotti in campo sanitario, industriale e della ricerca. Si tratta di aziende agili, che intervengono in diverse fasi del processo – installazione, emergenza, recupero rifiuti, messa in sicurezza e caratterizzazione radiometrica – e svolgono un ruolo complementare rispetto alle grandi realtà. Tra queste Protex Italia, attiva dal 1978 in questo settore, che a Forlì attualmente detiene 765 metri cubi di rifiuti radioattivi in tre diversi depositi autorizzati ed è attiva in tutto il territorio nazionale per il ritiro e trasporto di fusti di rifiuti, sorgenti o materiale derivante da ritrovamenti, per la messa in sicurezza, la bonifica e lo smaltimento.

“Protex Italia – dichiara il suo Amministratore Delegato, Mattia Taroni – si propone sul territorio nazionale come un soggetto che riesce a mettere in campo un completo processo per la gestione e risoluzione di situazioni legate al mondo del nucleare. La sinergia creata dalle nostre esperienze e dalle nostre competenze – fisica, ingegneristica e chimica – unite alle capacità esecutive nel campo delle bonifiche, ci ha permesso e ci permette di intervenire in tutte quelle aree che necessitano della presenza di specialisti che riescano a gestire “la radioattività” nel senso lato del termine. Operiamo il decommissioning di macchinari e sistemi che hanno prodotto, stoccato o trattato materiali radioattivi, effettuando migliaia di analisi di radioattività nel nostro laboratorio. Agiamo concretamente nel mondo del nucleare, quotidianamente, con incursioni nel settore della ricerca e sviluppo”.

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