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MILANO REGIONE– Qualcosa si muove anche se incredibilmente sempre troppo lentamente sul fronte della lotta alla pandemia di Covid attraverso le cure.

In merito all’uso degli Anticorpi monoclonali nella regione Lombardia, un piccolo passo è stato fatto dal M5S, che ha chiesto all’assessora alla sanità Moratti di aumentare gli hub di distribuzione e le forniture.

A domandarlo Andrea Fiasconaro, Consigliere Regionale del Movimento Cinque Stelle.

«Rispondendo a una mia precedente interrogazione, l’assessore Moratti aveva lamentato la carenza di farmaci monoclonali in Lombardia, attribuendone la colpa alla struttura commissariale e annunciando la richiesta di audizione del Direttore Generale di Aifa, della quale ho chiesto conferma e data.”

“Il problema però non è solo legato alle forniture, ma anche di tipo logistico – prosegue Fiasconaro -. Attualmente in Lombardia vi sono solamente due centri di distribuzione di anticorpi monoclonali: l’ospedale Sacco di Milano e gli Spedali Civili di Brescia. Ogni volta che a un paziente, ovunque si trovi in Lombardia, viene prescritta una cura che preveda la terapia antibiotica monoclonale è necessario fare richiesta e inviare un’auto presso uno di questi due hub. Si tratta di un evidente collo di bottiglia, che allunga i tempi della somministrazione di una terapia in cui la tempestività è tutto. Motivo per cui ho domandato all’Assessore Moratti di aumentare gli hub di smistamento e in che modo Regione Lombardia intenda provvedere a questa esigenza.”

Allo stesso tempo i consigliere ha chiesto che “sia confermato l’aumento della richiesta e della consegna di farmaci a base di anticorpi monoclonali dalla Struttura Commissariale a Regione Lombardia, con indicazione di quantità, tipologia e tempistiche previste.

Il tutto è contenuto nell’interrogazione presentata da Andrea Fiasconaro (M5S) avente per oggetto: “Logistica e distribuzione dei farmaci a base di anticorpi monoclonali in Lombardia”.

Il tema dei farmaci (monoclonali e antivirali) nella lotta al SarsCoV2 resta incredibilmente trascurato a livello nazionale e a ricaduta a livello locale. Nonostante i monoclonali siano in circolazione da quasi un anno e mezzo (Trump fu curato nell’ottobre del 2020), il loro uso non mai stato massivo fra la popolazione, bensì centellinato… riservato a casi particolari. La stessa dinamica si sta ora ripetendo con i nuovi farmaci antivirali, il cui utilizzo è rallentato, sembra, da lunghe procedure burocratiche e da altri motivi non ben chiari. Un atteggiamento difficilmente comprensibile da parte di un “sistema” di lotta alla pandemia che, nonostante i progressi fatti, non è ancora riuscito a farci uscire dall’emergenza. Ben vengano perciò iniziative come questa, se riescono a smuovere le acque a diversi livelli della ‘catena’ sanitaria impegnate nella guerra al Covid.