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RIVANAZZANO 20/09/2021: Mondiale di Enduro. Iniziata la ricognizione delle Associazione contrarie. Danni ai sentieri usati in gara

Settembre 20
12:16 2021

RIVANAZZANO – L’avevano promesso e lo stano facendo. Le associazioni che sono state contrarie allo svolgimento del campionato mondiale di Enduro Isde 2020/21 in Oltrepo e in valle Curone, stanno documentando quelli che a loro dire sono i danni provocati alla natura dall’Isde 2020/21, quella che viene chiamata “L’amara eredità dell’Isde”, cioè: “Frantumati e divelti i sentieri interessati dalla gara internazionale di enduro.”

Percorrere i sentieri per verificarne lo stato è l’impegno che si è dato il Forum “SentieriVivi4P”, che ha seguito la vicenda della “Sei giorni internazionale di enduro”, fin dalla sua designazione nel 2018.

Un impegno definito “non semplice”, “perchè non disponendo delle mappe dettagliate dei percorsi diviene difficile una precisa ricognizione.”

Ecco un primo resoconto dei sopralluoghi fatti.

In Oltrepò la Comunità Montana (CMOP), alla richiesta di accesso a tutti gli atti con cui è stata autorizzata la manifestazione, ha risposto che si potevano visionare solo negli uffici, non provvedendo, così come previsto, all’invio elettronico dei documenti. Quando abbiamo chiesto di poter almeno acquisire copia della mappa del percorso e della relazione tecnica comprendente la valutazione delle conseguenze dannose, ha inviato la notifica ai controinteressati solo diversi giorni dopo tale richiesta, con ulteriore allungamento dei tempi.

Nell’alessandrino la situazione è ancora più complessa, in quanto la gestione della materia compete ai singoli comuni, ai quali gli organizzatori hanno prodotto planimetrie del percorso limitate a ciascun territorio. Ben difficile quindi ricostruire dal puzzle un disegno d’insieme.

Intanto però, di fatto, è già emersa, ed è stata segnalata ai due comuni interessati, che non hanno smentito, e ai CC forestali, una circostanza preoccupante: la normativa regionale prevede che i comuni, possano autorizzare gare motoristiche fuoristrada “di durata non superiore a tre giorni ciascuna”, mentre abbiamo osservato “sul campo” che parti del territorio di Fabbrica Curone e parti di quello di Montacuto sono state percorse dall’ISDE per almeno quattro giorni (30 e 31 agosto, 2 e 3 settembre), e ciò benchè le autorizzazioni concesse, da noi visionate a seguito di accesso agli atti, fossero riferite solo al 2 e 3 settembre.

Tornando al tema iniziale, dai nostri riscontri sul campo è finora emerso un quadro impietoso: i percorsi sulla viabilità agro silvo-pastorale e sui sentieri dei due territori sono ridotti a profonde arature, ed alla frantumazione della parte superficiale del terreno, costituito principalmente da marne, arenaria ed argille.

Ci sono dai 10 ai 15/20 cm di polvere dovuta alla macinazione del terreno causata dal passaggio delle 630 moto con le ruote tassellate. Il risultato è identico al lavoro delle macine di un mulino, come se tutto il terreno vi fosse passato sotto, producendo farina mista di arenaria, quasi impalpabile, facilmente inalabile.

Ma chi meglio di un anziano endurista, molto conosciuto in valle, può testimoniare la realtà.

Domenica 5 Settembre, in compagnia di altri due amici, in sella alla moto, è transitato su alcuni percorsi di gara, filmando il tutto e postandolo in rete. E’ eloquente ciò che dicono e le immagini evidenziano il danno avvenuto.

Percorrono il tratto dal bivio sopra Pradaglia a dx verso la Minaia (in discesa, in senso opposto a quello dei corridori, anche se dai dialoghi si capisce che non sapevano quale fosse il senso in cui si era corsa la gara).

Al minuto 1 e zero secondi si vede il cartello “Costa dei Ferrai”. Al minuto 2 e 36 secondi si fermano proprio al bivio “incriminato” e parlano. “Me lo immaginavo che son passati anche di qua … E’ tremendo …….” – “Questo è il taglio che … di solito lo faccio”, “Per mettere a posto bisogna aspettare che piova …Il problema è che se piove questa cosa qua diventa sapone … ” ecc . ecc.

Poi decidono di scendere a dx , mostrando con la GoPro come è conciato il sentiero, e il filmato si chiude proprio davanti alla cascina Minaia. Filmato visionabile al seguente link: https://www.youtube.com/watch?v=vu3ARLuzL9w&t=61s

Questa triste realtà è presente su tutti i tracciati delle due valli. Lo testimoniano le foto che abbiamo scattato. La polvere o farina mista tra marne, arenaria ed argilla, è presente anche a diversi metri di distanza dai percorsi, sul fogliame, creando una pellicola che ne limiterà la fotosintesi, così sui fiori, impedendo la semenza, come per le orchidee selvatiche. Sicuramente creerà problemi alla fauna che abitualmente percorre quei tratti di sentieri, in quanto oltre ad essere inalata si deposita in varie parti del corpo sensibili, occhi, orecchie, naso.

Ci saranno difficoltà anche per la microfauna, per gli anfibi ed anche per la fauna ittica, quando con le prime piogge la polvere verrà dilavata, raggiungendo i torrenti. Come possiamo classificare il risultato di questa macinazione, se fosse farina di frumento sarebbe un prodotto alimentare ma la “farina” di marne, arenaria e argilla diviene solo un rifiuto. Un rifiuto speciale? Si, se consideriamo che in questa polvere troviamo micro particelle, sia di pneumatici che delle pastiglie dei freni. Oltre alla presenza di idrocarburi. Non sappiamo la quantità, ma ciò che conta è il totale, questi residui assommati ai livelli di inquinamento già presenti non fanno altro che peggiorare le condizioni ambientali.

Un altro danno rilevante inferto al territorio è sui tracciati storici, le antiche vie del sale, i tratti, dove ancora presenti, di acciotolati probabilmente ancora di origine medievale che permettavano ai carri di transitare, sono stati completamente divelti dal passaggio delle moto. E’ un fatto indiscutibile, verificabile e chi si ostina a negarlo dimostra solo la propria malafede.

La Federazione Motociclistica Italiana (FMI), si è impegnata a rilevare sia gli inquinanti in atmosfera che i livelli di rumore. Noi riteniamo che il controllore non possa essere al contempo il controllato. Analisi di questo tipo hanno valore se sono il risultato di uno studio pubblico. In questo caso dovrebbe essere l’ARPA, a rilevare i livelli di inquinamento, così aveva prospettato la Vicaria del Prefetto di Pavia nell’incontro che abbiamo avuto ad Agosto.

Servirà altresì un monitoraggio da effettuarsi non solo a breve ma soprattutto nel lungo periodo. Un approfondito studio in ambito naturalistico che studi l’impatto sul mondo vegetale e animale, oltre agli effetti di erosione che solo un geologo può compiere. E’ necessario monitorare il territorio a partire dalle prime piogge e in un tempo piuttosto lungo se si vuole effettuare un’indagine di valore legale e scientifico, utilizzando anche dei droni per avere una visione d’insieme. Purtroppo sono aspetti che se non si conoscono non si riescono nemmeno ad immaginare, ed è su questa ignoranza che taluni possono dichiarare che non ci sono stati problemi, fino ad auspicare ulteriori gare in quanto carta vincente per il territorio.

Per far fronte a ciò e ripristinare l’ambiente così com’era in origine, in Regione Lombardia la norma stabilisce che entro trenta giorni vengano effettuati i ripristini. Mentre in Piemonte non vi è un tempo ben definito. Sarà già un grosso problema risistemare le arature, serviranno i mezzi meccanici da far arrivare sulle vasp e sui sentieri, perchè non basteranno i badili, se per caso qualcuno pensasse di risistemare alla buona. Ma un lavoro serio necessità, come scritto in precedenza, di un monitoraggio di lungo periodo, necessario a comprendere appieno le conseguenze.

Chi paga?

In Lombardia la CMOP, ha dichiarato di aver ricevuto dagli organizzatori €.85.645,20, di cui 35.945,10 a garanzia per manutenzione e ripristini. Però, sempre agli organizzatori è stato concesso un contributo pubblico di €.60.000, di cui €. 40.000 da Regione Lombardia e €.20.000 dal Comune di Pavia. Da questo calcolo si può evincere che le opere di manutenzione e ripristino in Oltrepò Pavese verranno pagate dai cittadini lombardi.

Nelle settimane scorse c’è stato chi ha prospettato l’ISDE come vetrina mondiale, seguita da tutti i media, nazionali ed internazionali, con un’affluenza di pubblico superiore alle cinquantamila persone e introiti intorno ai cinque milioni di euro. Purtroppo non è stato così, bastava osservare in Valle nei giorni precedenti alle gare, non un manifesto, eccetto in un comune, non uno striscione che ricordasse cotanto appuntamento. A livello di media poi, l’attenzione è stata quasi nulla, a livello mondiale c’erano altre urgenze di notevole importanza, in primis l’Afghanistan, mentre da noi si era ancora incartati attorno ai vaccini e green pass.

Nelle fasi delle prove speciali pochissimi presenti, unica eccezione Monleale, ma lì si correva tra nobili vigne e lo spettacolo si poteva rimirare dall’alto. Potrebbe essere la location migliore per future gare. Nelle interviste comparse su periodici locali, ai ristoratori di Rivanazzano e Salice, fulcro della manifestazione, i commenti non si discostano dai soliti introiti, nulla di particolare. Nelle valli, complessivamente nulla è cambiato. Il PIL non ha subito repentine impennate. Il resto sono le solite chiacchere. Questo per rimarcare che l’enduro è una pratica per pochi, ormai fuori contesto storico.

In prospettiva gli eventi andrebbero organizzati in aree chiuse. Il problema vero è che la Valle Staffora, la Valle Curone e Grue, hanno notevoli potenzialità ma inespresse, per mancanza di volontà politica. Notevoli fondi privati sono stati investiti nei due territori ma ciò che realmente manca è una visione d’insieme che sappia andare oltre l’immediato. L’insipienza politica frena lo sviluppo.

Partiamo dall’ultimo esempio, la Greenway Voghera Varzi, che potrebbe prolungarsi fino all’alta valle. La Fondazione Cariplo ha investito 1 milione e 400mila euro per la sua realizzazione. Ad oggi la ciclopedonale è già monca ma ciò che più manca è una segnaletica che la raccordi alla estesissima rete di vasp e sentieri. Se ciò avvenisse, avremmo come in altre zone d’Italia, una presenza notevole di cicloturisti e semplici escursionisti.

Il turismo responsabile, attento alla qualità dell’ambiente, alla storia e cultura dei territori, è l’unica carta spendibile nel prossimo futuro. Sempre la Fondazione Cariplo, sostiene, da studi ormai consolidati, che ogni km di ciclovia porti sul territorio un introito che varia dai 150 ai 300 mila euro all’anno.

Se venissero raccordati tutti i grandi cammini che passano tra i due territori (la via Francigena, la Via degli Abati, le Vie del Sale e del Mare, la Via Postumia, la Via dei Malaspina, il Cammino di San Michele, quello di Sant’Agostino e il sentiero europeo E1), sostenuti da una buona rete di accoglienza, si avrebbe anche qui, come in altre parti del paese, un incremento esponenziale di un nuovo turismo. Se chiedessimo ad una persona di buon senso, attenta al territorio, quali sono i problemi che impediscono lo sviluppo turistico nelle valli delle “Quattro Province”, risponderebbe sicuramente l’inadeguata segnaletica sui sentieri, la presenza invadente dei mezzi motorizzati e una scarsa ricettività. Se rispondesse uno stolto: i cinghiali.

Dei SentieriVivi4P fanno parte le seguenti associazioni:

Boscando, ChiCercaCrea, Libra Mente, Codibugnolo, PiedinTerra, Strada Facendo, Terre della Montagnina, Volo di Rondine – CAI: CDR Lombardia e Piemonte, Commissione Regionale TAM Lombardia e Commissione Regionale TAM Liguria Piemonte Valle d’Aosta (LPV). Sezioni CAI di Novi Ligure, Pavia, Tortona e Voghera – Comitato per il territorio delle Quattro Province – Coordinamento Insieme per il territorio di Tortona (Azalai asd, Enjoy the trail asd, Rapporti Extremi Bike team, Agesci Tortona 1, Istruttori Nordic Walking Tortona, Associazione Pellizza da Volpedo, Garbagna Trail Montebore asd, La Pietra verde, Lupercalia asd, ANA Sezione di Alessandria, I Colli di Coppi asd) – Gruppo micologico escursionistico di Voghera – Iolas (Associazione per lo studio e la conservazione delle farfalle) – LAC Piemonte – Legambiente: Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta, Ovadese/Valle Stura, Voghera/Oltrepò – Lipu Pavia – Mountain Wilderness Italia – Parco le folaghe – Pro Natura Lombardia e Piemonte – WWF LodigianoPavese.

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