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RIVANAZZANO 05/09/2021: Mondiale di Enduro. L’Italia vince la 95° edizione della gara svoltasi fra la valle Staffora e la val Curone”

Settembre 05
10:01 2021

RIVANAZZANO – L’anno magico per lo sport nazionale da ieri si è arricchito di un’altra prestazione mondiale dell’Italia.

La 6 Giorni di Enduro Isede 2020-21, organizzata dai Moto Club Pavia e Alfieri di Asti, è stata vinta dagli “azzurri”. All’Italia sono andati il World Trophy, massimo titolo a squadre, ma anche l’edizione riservata agli Under 23, lo Junior World Trophy e secondo posto nella classifica riservata ai club.

Risultati che sono la conseguenza diretta di ottimi piazzamenti individuali di tutti i componenti in tutte le sei giornate di gara come conferma, per esempio, l’inserimento dei quattro in corsa per il World Trophy, piazzati tra i primissimi, con Andrea Verona secondo, a poco più di un minuto di distacco dallo spagnolo Josep Garcia, apparso da subito incontenibile.
È mancata solo la soddisfazione di vedere una squadra italiana davanti a tutte nella classifica di club; ci aveva sperato il Moto Club Sebino, autore di una grande rimonta giorno per giorno, fino a raggiungere il comando alla vigilia dell’ultima prova di cross, sul circuito di Cassano Spinola.

Ma il margine conquistato non è risultato sufficientemente ampio da arginare l’ultimo assalto dei rivali svedesi del Team Ostra Enduro 1, nonostante il supporto di un pubblico variopinto, rumoroso e numeroso.

E appena sotto al podio, al quarto posto, si è piazzato il team Pavia Senior, composto da piloti di uno dei club organizzato della manifestazione. Tuttavia consola la classifica individuale di club, dove gli italiani tra i primi dieci sono ben sette: Davide Soreca primo, Enrico Rinaldi secondo, Nicola Recchia terzo, Kevin Cristino quarto, Tommaso Montanari settimo, Jacopo Cerutti ottavo e Guido Conforti decimo.
La prima ISDE condivisa, organizzata a metà tra due Moto Club e due regioni, Lombardia e Piemonte, avrebbe dovuto svolgersi un anno fa, ma il coronavirus ha bloccato tutto: cosa che avrebbe potuto far assegnare la manifestazione a un’altra nazione.

In fondo – come ha sottolineato il presidente Giovanni Copioli – non era una defezione, ma una causa di forza maggiore. Dal 1913 la Sei Giorni si è arrestata solo in occasione dei due conflitti mondiali, e la pandemia non ha avuto un effetto molto diverso”.
La 95° edizione della Sei Giorni, il campionato mondiale a squadre che premia il risultato complessivo di ogni equipaggio, si chiude quindi riportando in Italia entrambe le coppe più ambite dopo sedici anni (nel 2018, in Cile, i nostri avevano conquistato solo lo Junior Word Trophy).

La marcia di Andrea Verona, Davide Guarneri, Thomas Oldrati e Matteo Cavallo per il World Trophy e di Lorenzo Macoritto, Manolo Morettini e Matteo Pavoni nella classifica Under 23 è stata inesorabile e continua, senza passi falsi, se si esclude la caduta di Davide Guarneri nella manche di cross, che non ha assolutamente compromesso l’ampio vantaggio conquistato dalla squadra.
E proprio all’ultima giornata, una piccola soddisfazione è arrivata anche per le tre ragazze italiane impegnate nel WWT, il Women’s World Trophy, versione al femminile del trofeo. Anna Sappino, Raissa Terranova ed Elisa Givonetti hanno concluso al settimo posto la loro avventura, recuperando una posizione grazie ai problemi che hanno eliminato due componenti della squadra francese, quindi di fatto escluso il team dalla classifica, a pochi minuti dalla bandiera a scacchi.
Cala così il sipario sulla Sei Giorni di Enduro italiana, dove dei 634 iscritti, 586 sono arrivati fino all’ultima giornata.

AMBIENTE

L’ISDE numero 95 – spiega l’organizzazione -, che ha avuto il suo quartier generale all’aeroporto di Rivanazzano Terme dovrà essere ricordata anche per essere la prima di una nuova era, con una piena applicazione dei protocolli previsti dall’International Sustainability Commission. In ogni fase di organizzazione dell’evento è stata dedicata una totale attenzione alla compatibilità con l’ambiente, così da ridurre al minimo l’impatto durante la competizione e cancellarlo al termine della manifestazione, che non lascerà nessuna traccia del passaggio di oltre 600 moto per sei lunghi giorni.”

Affermazione che, per come sono andate le cose, dovrà passare al vaglio delle critiche delle associazioni ambientaliste… che hanno tenuto il fiato sul collo all’evento: promettendo ‘contro verifiche’ ed eventuali richieste di risarcimento.

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