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PAVIA 22/03/2021: Buone notizie per il Platano dell’Orto Botanico. La visita dice che gode di “ottima salute”. Ora serve la stessa attenzione per gli alberi selvatici presenti nelle campagne

Marzo 22
13:21 2021

PAVIA – Nel panorama plumbeo italiano e della Provincia di Pavia, in cui molti alberi sono sotto l’attacco di potature e tagli sempre più selvaggi e indiscriminati, buone notizie arrivano invece per il maestoso platano che si trova all’interno dell’Orto Botanico di Pavia.

Il gigante arboreo, seminato nel 1778, è stato recentemente ‘visitato’ da un gruppo di esperti per verificarne la stabilità. La diagnosi emessa è di uno stato di salute “ottimo”.

Il simbolo indiscusso dell’Orto Botanico del Sistema Museale di Ateneo dell’Università di Pavia – il Platano di Scopoli, con la sua chioma che s’innalza al di sopra di tutti gli altri alberi (la tradizione vuole che a seminare questa pianta di origine ibrida, Platanus hispanica, sia stato uno dei primi direttori dell’orto botanico, il naturalista Giovanni Antonio Scopoli, in occasione della scomparsa di Carlo Linneo, il padre della classificazione degli organismi viventi) – è stato messo sotto la lente nell’ambito della riqualificazione e della messa in sicurezza delle collezioni viventi dell’Orto.

Il direttore, il prof. Francesco Bracco e il curatore dell’Orto Botanico, Nicola Ardenghi, hanno infatti ritenuto necessario verificare la stabilità e lo stato di salute del gigante arboreo, oltre che effettuare una ‘rimonda del seccume’ formatosi negli anni (gli ultimi interventi di questo tipo risalivano al 2008.)

L’operazione è avvenuta grazie al supporto dell’Ufficio tecnico dell’Università, che ha incaricato dei lavori le aziende Agro Service s.r.l. e S.M.E.I. s.r.l., che hanno provveduto (in data 9 e 10 febbraio 2021), a un’analisi fitostatica del Platano, sia in terra, sia per via aera, finalizzata a valutare la propensione al cedimento della pianta.

L’albero – spiegano all’Orto Botanico – è stato oggetto di un’indagine visiva secondo il metodo V.T.A. (Visual Tree Assessment), effettuata con il supporto di un drone dotato di telecamera, che ha permesso di esaminare anche le parti della chioma non visibili da terra. La verifica è stata completata con approfondimenti strumentali eseguiti mediante dendrodensimetro, per indagare lo stato dei tessuti legnosi delle branche in chioma, e tomografo sonico 3D, per la verifica della densità del fusto al colletto (la zona di transizione tra radici e fusto, che è quella più sollecitata dal punto di vista biomeccanico), valutando l’eventuale presenza ed estensione di cavità interne.” Attraverso poi la tecnica del tree-climbing, arboricoltori certificati sono saliti in quota con l’aiuto di funi, per la rimozione delle porzioni disseccate della chioma.

Le analisi fitostatiche al colletto hanno rivelato una consistenza dei tessuti interni nella norma – spiegano i medici delle piante -; degradazioni lievi e circoscritte sono state invece osservate su alcune branche secondarie, la cui stabilità non è comunque compromessa.”

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Le analisi sono state anche l’occasione per aggiornare le dimensioni dell’esemplare, che a oggi risulta essere alto 45 metri, con una circonferenza di 10 m del fusto e una larghezza della chioma di circa 30 metri (l’ultimo dato sull’altezza del Platano risaliva al 1995: anche allora si assestava sui 45 m. In 26 anni l’albero non è più cresciuto in altezza, segno dello stadio di maturità raggiunto.)

Le carte sono dunque in regola per consentire una fruizione in totale sicurezza del Platano di Scopoli e dell’intero Arboreto che lo ospita, che potrà avvenire contestualmente alla riapertura dei musei e in linea con l’andamento della situazione sanitaria – concludono all’Orto Botanico – . I dati raccolti consentono inoltre di procedere con la richiesta d’iscrizione dell’esemplare all’Elenco degli alberi monumentali d’Italia del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, dove l’assenza del Platano di Scopoli costituisce una vistosa lacuna che merita di essere colmata.”

L’Orto Botanico prevede di ripetere le stesse indagini e gli stessi interventi fra 3 o 4 anni.

TUTELIAMO ANCHE GLI ALBERI MENO NOBILI

L’augurio ora è che la stessa cura che viene riservata a questi alberi nobili, venga posta – dalle istituzioni preposte, ma pure dalle associazioni e dai privati cittadini – anche sui tanti alberi meno nobili che vivono nelle nostre campagne e che sono oggetto di continui attacchi naturalisticamente mortali.

Attacchi (sebbene fatti nella piena legalità) che stanno: eliminando un  prezioso patrimonio arboreo; rovinando l’habitat di molte specie animali che gli vive accanto e desertificando la campagna agricola pavese, lombarda… italiana.

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