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VOGHERA 23/06/2020: Noi medici di base lasciati soli. Lettera aperta di un camice bianco all’assessore regionale

Giugno 23
13:46 2020

VOGHERA – Venerdì 19 giugno si è svolta la cerimonia di consegna di un ventilatore polmonare donato dal Lions Club all’ospedale di Voghera. La cerimonia ha visto la partecipazione dell’Assessore Giulio Gallera (oltre a parlamentari ed autorità cittadine). Ed è proprio la presenza del responsabile del Welfare della Regione Lombardia che ha offerto ad un medico di base di Voghera, il dottor Michele Grandi, per far presente all’assessore, attraverso una lettera aperta, le criticità che sono emerse sul territorio in questi mesi.

Circa l’evento di Venerdì Grandi premette: “Si tratta di uno dei tanti avvenimenti che testimoniano la grande solidarietà da parte di associazioni di cittadini in questo periodo di emergenza legato alla pandemia da Covid-19”.

Poi rivolgendosi a Gallera, Grandi scrive.

“Egregio Assessore sono sicuro che nessuno avrebbe voluto essere in questi mesi nei suoi panni, a gestire un vero e proprio “tzunami”, in modo particolare per la nostra Regione dove c’è stato quello che lei ha giustamente definito “il cratere della bomba che ha travolto tutti improvvisamente”.

La sua presenza quotidiana sui mezzi d’informazione a diramare e commentare i drammatici bollettini dei contagiati e dei deceduti è stata per tutti una reiterata occasione di ansia e preoccupazione.

Avremmo voluto, tuttavia, che lei continuasse ad essere presente per spiegarci perché la “zona rossa” è stata inizialmente limitata a Codogno e alle aree limitrofe e non estesa a tutta la Lombardia (a me personalmente un operatore di uno dei numeri telefonici dedicati all’emergenza ha risposto che a Voghera si poteva stare tranquilli perché era al di fuori di tale zona); perché i tamponi non sono stati fatti al domicilio almeno ai pazienti sintomatici (per sottoporvisi occorreva recarsi in Pronto Soccorso, quando in altre regioni venivano fatti a casa); perchè la Giunta di cui lei fa parte ha autorizzato il ricovero nelle RSA di pazienti positivi al coronavirus salvo riscontrare a posteriori che le strutture non ne avevano i requisiti e, soprattutto, il personale di assistenza non era stato dotato di presidi di protezione idonei.

Ma soprattutto, come medico di base vorrei sapere qual è la logica che ha ispirato la sua riforma del servizio sanitario lombardo, riforma che ha come risultato quello di depotenziare il servizio pubblico e ridurre il medico di famiglia a mero burocrate costretto ad anteporre alle esigenze di salute dei propri assistiti le logiche imprenditoriali delle cooperative a cui viene “appaltata” la salute dei cittadini lombardi.

Forse è stato suggestionato dalle parole dell’On. Giorgetti, per il quale i medici di medicina generale sono inutili perché ormai “dal medico di base chi ci va più”? Eppure, caro Assessore, le assicuro che i pazienti dal loro medico ci vanno ancora, perché credono nel rapporto di fiducia che si instaura con esso, quel rapporto di fiducia che proprio la sua riforma sta snaturando.

Anche noi, in questi drammatici mesi, avremmo voluto andare a visitare i nostri pazienti ammalati di Covid-19 ma siamo stati costretti a chiudere gli ambulatori e ad evitare il contatto con loro perché la Regione non ci ha dotato di dispositivi di protezione idonei, siamo stati costretti a gestire impotenti le fasi più acute della malattia solo telefonicamente, privi di ogni indicazione organizzativa e terapeutica perchè non sono state disposte sui deceduti le autopsie, che avrebbero chiarito fin da subito i meccanismi patogenetici che conducevano al decesso.

E per questa situazione ci siamo sentiti avviliti e impotenti perché le strutture ospedaliere erano al collasso e gli stessi operatori del 118 ci consigliavano di non ricoverare chi aveva la febbre o addirittura difficoltà respiratorie: così molti sono morti a casa o perché sono giunti troppo tardi in ospedale.

Mi auguro – conclude Grandi – che questa esperienza sia utile per tutti, per noi operatori sanitari a farci riflettere sul nostro apporto che dobbiamo dare alla salute dei cittadini e per lei per rivedere le modalità di attuazione di una riforma che ci è stata imposta a suon di delibere senza alcun dialogo con la classe medica, che si è vista costretta a ricorrere alle vie legali e se il TAR ha dichiarato legittima tale riforma altrettanto non si può dire che sia condivisa dalla maggioranza di noi medici”.

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