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RETORBIDO 25/11/2014: Impianto di “pirolisi” alla ex Valdata. E’ nato il Comitato per il No. Achille Cester. “Impianto mastodontico che produrrebbe fumi e cambierebbe l’aria e la vocazione del territorio”

Novembre 25
22:14 2014

RETORBIDO – Non sono passate neanche 24 ore dall’uscita della notizia di una possibile riconversione, a Retorbido, dell’ex impianto Valdata in stabilimento per il trattamento degli pneumatici esausti, che è nato il Comitato per il No.

A fondarlo Achille Cerster, ingegnere vogherese esperto fra l’altro del ramo dello smaltimento dei rifiuti e nella radioprotezione.

“Nelle intenzioni di chi ha proposto all’Amministrazione oltrepadana il progetto, il nuovo impianto dovrebbe bruciare pneumatici ritirandoli dal consorzio di filiera (che ora invece li dirotta verso la Cina). Si tratterebbe di un impianto mastodontico… da centinai di migliaia di tonnellate all’anno di materiale da incenerimento come le poco salutari gomme. Un impianto che cambierebbe la vocazione del territorio con impatto sull’aria della zona”.

Il progetto è firmato da Impregilo e Techint, la ditta che lo ha presentato al Comune è la Italiana Energetica Tair.

“Per quanto si sa – prosegue Cester – dopo la presentazione al Comune di Retorbido è già stata fatta una riunione informale anche con i sindaci di Codevilla e Torrazza Coste, mentre per Rivanazzano, che sta al confine, non si hanno notizie”.

“I proponenti sono gli stessi che hanno già provato a presentarlo a Casalino in provincia di Novara ma sono stati respinti perché il progetto non convinceva. Qui da noi come al solito il tema è stato tenuto nascosto, tutto è stato fatto alla chetichella, con riunioni nascoste… peccato che la Via, la Valutazione di impatto ambientale, sia già stata depositata ma non si riesca ad averne documentazione”.

A non convincere il Comitato, fra l’altro, sembra essere il processo chimico-fisico su cui si basa la lavorazione proposta nella ex Valdata: la pirolisi.

Ecco cosa dice in merito l’ingegnere fondatore del Comitato per il No al progetto.

“Il processo è stato messo a punto negli anni ’30 per recuperare le bacheliti dai telefoni e dagli impianti ma sulle gomme non funziona bene e dà un sacco di problemi di vario tipo. Lo scopo della Pirolisi – prosegue Cester – è quello di pulire il metallo contenuto negli pneumatici dalla gomma. In pratica si brucia il materiale in assenza di ossigeno, riproducendo il processo naturale della formazione del metano”.

“Pirolisi vuol dire bruciare senza ossigeno – aggiunge Cester… quindi: scaldi in mancanza di ossigeno, carbonizzi, spezzi i legami creando del gas e del carbone da pirolisi”.

“Se però poi il gas e il carbone li ri-bruci con l’ossigeno, fallisce lo scopo di sfruttare i vantaggi della pirolisi. Se la logica era quella di avere pochi fumi, con questa tecnica non ci si riesce”, conclude Achille Cester.

 

 

 

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