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GAMBOLO’ 05/12/2018: Cambiate quel nome oppure vi denunciamo. Il gigante Heineken contro il microbirrifico. Addio alla birra “Gasoline” lomellina. “Amareggiati noi in buona fede”

Dicembre 05
13:39 2018

GAMBOLO’ – I giganti non perdonano il piccolo golia. Anche se grossi e forti, gli olandesi della Heiniken non fanno sconti a nessuno.

La storia è quella della multinazionale della birra, che ha minacciato d’intentare una causa contro il micro birrificio di Gambolò.

La pietra dello scandalo è la Gasoline, inedita birra lomellina che però ha (aveva!) il difetto, di avere lo stesso nome di una delle birre della Heiniken. Venuta a saperlo, la ditta olandese ha minacciato una causa legale. Epilogo: la piccola birra in questione, insieme alla sorella “Gasoline super”, è morta una manciata di giorni fa… e senza speranze di risurrezione.

A decretarne il decesso la raccomandata arrivata, sul finire di ottobre, da uno studio legale di Milano, in nome e per conto di Heineken Italia Società per Azioni. Con tale missiva il secondo gruppo al mondo – e primo in Europa – nel settore della produzione di birra, esprimeva “comprensibili stupore e preoccupazione” nell’apprendere che una piccolissima realtà brassicola della provincia di Pavia, autonoma anche nella distribuzione, avesse utilizzato un nome registrato in Italia dal colosso olandese già nel 2002.

Nella stessa lettera Heineken precisava inoltre di aver “già conferito incarico di agire giudizialmente” nei confronti del microbirrificio, prospettiva che si sarebbe concretizzata qualora il birrificio non avesse dato seguito alle richieste della società di Amsterdam (ossia dismettere il nome e la distruzione di etichette, brochure e tutto il materiale promozionale online e offline legato alla “bionda” di Birrificio Gambolò.

«All’inizio – spiega Simone Ghiro, il titolare dell’azienda lomellina – ho provato amarezza, per non dire rabbia. La “Gasoline” è stata la primissima birra prodotta da Birrificio Gambolò, continuare a realizzarla con un nome differente non avrebbe avuto senso. Sarebbe stato come rinnegare la nostra storia aziendale. Così ho trasformato un problema in opportunità, introducendo nella nostra gamma due nuove birre: la Midgard, una IPA, e una Gose che uscirà a febbraio».

La decisione è stata maturata nonostante, la bionda prodotta dal Birrificio Gambolò non avesse nulla da spartire con la “doppio malto” di casa Heineken.

Cosa che l’azienda lomellina ha precisato tramite il suo legale nella risposta alla diffida, evidenziando come il margine di confusione fra i due prodotti sia (o meglio, fosse) praticamente prossimo allo zero. “Al di là del nome, infatti – spiega il birrificio -, non è ravvisabile alcun punto in comune: né lo stile, né la gradazione, né la linea grafica delle due birre sono sovrapponibili. Ancor più se si pensa che il prodotto della multinazionale, venduto in Italia esclusivamente in fusto e fino a poco tempo fa solo nei locali “Gasoline Road Bar”, è destinato al consumo di massa, mentre quello del microbirrificio si rivolge a un pubblico attento, sicuramente capace di distinguere una birra artigianale da una birra industriale.”

Simone Ghiro parla poi di “totale buona fede” e cercando di prendersi, nonostante la sconfitta contro il gigante, un piccola rivincita.

“Secondo la tesi di Heineken – spiega il titolare – avrei utilizzato il nome “Gasoline” per sfruttare la notorietà della birra omonima. In realtà non ero a conoscenza del loro prodotto, e comunque, per quella che è la nostra filosofia, l’associazione con una birra industriale non è affatto un beneficio in termini di immagine. Io posso avere un solo vantaggio competitivo: la cura del prodotto. Artigianale per me è sinonimo di naturale e qualitativo, per questo ritengo che l’accostamento a birre industriali assomigli più a un handicap che a un punto di forza».

Pro bono pacis, e senza alcun riconoscimento di responsabilità, il Birrificio Gambolò ha comunque deciso di togliere la “Gasoline” dalla produzione.

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