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PAVIA VOGHERA 24/10/2018: Fatturazione elettronica. Le proteste di Confindustria Pavia. Troppi adempimenti, bisogna semplificare

Ottobre 24
19:40 2018

PAVIA VOGHERA – «La fatturazione elettronica così non va», ha detto il direttore di Confindustria Pavia, Francesco Caracciolo, in occasione del secondo incontro di aggiornamento alle imprese sulla fatturazione elettronica. «Siamo assistendo le imprese ma ci sono troppi adempimenti, bisogna semplificare».

L’introduzione dell’obbligo di fatturazione elettronica arriva in un momento di particolare diffidenza dei contribuenti verso l’introduzione di nuovi adempimenti e obblighi, che spesso si traducono in ulteriori costi e investimenti non controbilanciati da sufficienti vantaggi. «Confindustria ha sempre manifestato il suo interesse verso la fatturazione elettronica – ha detto ancora Caracciolo – ma alla luce delle recenti vicende verificatesi in occasione del primo invio dei dati delle fatture (“nuovo spesometro”), è necessario assicurare un contesto operativo chiaro ed affidabile.

È questo il messaggio lanciato nel corso dell’incontro che si è tenuto ieri pomeriggio, nell’Auditorium di Confindustria Pavia, tra gli imprenditori che da qui a pochi mesi dovranno convivere con questa nuova forma di fatturazione. La fattura elettronica, già in vigore dal 2014 nei rapporti tra aziende ed Enti pubblici, verrà estesa a tutti. Si tratta quindi di un’incombenza ulteriore per le imprese che già sono obbligate a osservare miriadi di adempimenti burocratici.

Nella bozza di decreto fiscale sono già state inserite le proposte di Confindustria che prevede una riduzione delle sanzioni per i primi sei mesi del prossimo anno per chi non riuscirà ad adeguare i propri sistemi informatici al nuovo meccanismo e che venga introdotta la possibilità di emettere fatture entro dieci giorni dalla operazione alla quale si riferiscono. Il decreto è tuttora in corso di definizione.

“La numerosa partecipazione all’evento fa comprendere come, a oggi, le aziende siano in attesa di ulteriori chiarimenti da parte dell’Amministrazione per poter adempiere in modo corretto alle problematiche che si presenteranno”, spiega Confindustria.

Il nuovo adempimento non riguarda la totalità delle operazioni effettuate, in quanto restano escluse le operazioni transfrontaliere.

“Nonostante la norma faccia riferimento ai “soggetti residenti”, il previsto sistema di fatturazione elettronica deve ritenersi riferito esclusivamente alle operazioni effettuate tra soggetti passivi IVA – precisa il sodalizio -, in quanto non è possibile imporre, a chi non svolge attività d’impresa, di supportare costi per ricevere una fattura elettronica. Tuttavia, si auspica che il sistema consenta ai soggetti che operano frequentemente con i privati consumatori di poter utilizzare il medesimo canale per emettere tutte le fatture, onde evitare di dovere procedere alla successiva comunicazione dei dati di tali fatture con un altro sistema. ”

Prosegue Confindustria. “Contrariamente a quanto ci si aspettava, occorre evidenziare che la fattura elettronica non sembra delinearsi quale strumento trainante verso una generalizzata e auspicata semplificazione del sistema IVA. Le uniche semplificazioni che accompagnano l’introduzione del nuovo obbligo riguardano l’eliminazione dell’adempimento di comunicazione dei dati delle fatture e la riduzione dei termini di accertamento di due anni. A ogni modo, le attese di semplificazione delle imprese vanno ben oltre le due deboli agevolazioni previste dalla disciplina: dovrebbero riguardare l’intero impianto normativo concernente il recupero dei crediti IVA.”

“Nell’immediato – conclude Confindustria -, preme ribadire che è urgente ripristinare un termine congruo per l’esercizio della detrazione IVA (termine ridotto con il DL n. 50/2017), per restituire alle imprese un tempo adeguato per ricevere, controllare e registrare le fatture senza mettere a rischio l’esercizio stesso del diritto alla detrazione. L’attuale termine (data di presentazione della dichiarazione IVA relativa all’anno in cui il diritto è sorto) rappresenta un unicum nel panorama europeo, dove il termine oscilla tra i tre e i cinque anni; l’eccessiva contrazione dei tempi mette a repentaglio il principio di neutralità dell’IVA ed espone il nostro Paese a censure comunitarie.”

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