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VOGHERA – I campionati europei di Berlino sono da poco finiti, e siamo ancora un po’ delusi dall’ultima giornata di gare. E soprattutto dalla squalifica della 4×100 azzurra. Chiudiamo con 4 medaglie di bronzo, frutto di quattro ottime prestazioni. Ma nemmeno una vittoria, ed è difficile essere soddisfatti. Soprattutto se ci paragoniamo a Grecia, Norvegia, Belgio, Portogallo e altre nazioni non grandi che invece a Berlino hanno vinto, e parecchio. Oltre alle quattro medaglie medaglie dibronzo abbiamo avuto altre cose positive. Per esempio Desalu sui 200, capace di migliorarsi fino a 20”13 e diventare il secondo italiano di sempre. La Mattiuzzi che è andata in finale nei 3000 siepi con un nuovo personale di 9’34. Un tempo eccellente anche per lei. Oppure la Lukudo che ha corso due frazioni di 4×400 esemplari e perfette. La Osakue che alla prima gara internazionale fa quasi il personale nel disco. Cairoli che nel decathlon fa 7947 punti e resta a lungo nei primi otto della gara. Galvan sui 400 che sfiora il personale con 45”17. Ma alla fine ciò non basta a salvare una spedizione che non ha mai entusiasmato. Che è sempre sembrata senza ambizione, senza voglia di vincere. E’ stato l’europeo dei ragazzi terribili. Ingebritsen che vince 1500 e 5000, Duplantis che vince l’asta con 6,05. Due diciottenni. Anche noi avevamo giovani, come Scotti bravissimo nelle due frazioni iniziali di 4×400. Ma avevamo anche tanti atleti demotivati, fuori forma e con risultati molto scarsi. Le due tripliste, capaci solo di tre nulli a testa. Bertolini che fa 71 metri di giavellotto, i tre discoboli, il pesista che fa 18 metri. Non è stata certo un Italia brillante a Berlino. Ci sono segni di ripresa, ma ci sono anche difetti consolidati. E sembra che nessuno voglia prendersi le responsabilità di ciò che non ha funzionato. Forse dovremmo guardare maggiormente alle nazioni piccole, quelle citate all’inizio. Perché forse sanno spendere meglio le loro risorse. Sanno far funzionare meglio la loro atletica. Incentivare i giovani e non farli smettere. Sanno puntare su chi merita. Non su atleti a fine carriera, che non hanno piu niente da dire per il futuro.